THE ETHICAL PIG FARM:
benefici, costi e opportunità di mercato dell’adozione di uno Schema volontario di qualità basato su un elevato standard di benessere animale per l’allevamento suinicolo verranno presentati al convegno conclusivo del progetto The Ethical Pig Farm in programma Govedì 21 marzo 2019, alle ore 14, presso il Polo Universitario Veterinario di Lodi (Via dell’Università, 6) – Aula L05.
Reggio Emilia, 18 marzo
2019 – Migliorare il benessere animale negli
allevamenti intensivi può rappresentare un’opportunità per la suinicoltura
lombarda, per tutelare l’immagine del settore e per migliorarne la redditività
favorendo l’accesso a segmenti di mercato particolarmente sensibili alla
componente etica dell’allevamento.
L’obiettivo del progetto The
Ethical Pig Farm,appena
concluso, è favorire lo sviluppo di filiere animal
friendly, attraverso l’adozione di uno schema volontario di qualità, da
promuovere tra gli allevatori lombardi per differenziare e valorizzare la
produzione.
Allo scopo è stata verificata la sostenibilità tecnico-economica di
alcune delle tematiche che attualmente incontrano le aspettative dei
consumatori e che in futuro potrebbero diventare oggetto di politiche
comunitarie o normative nazionali, quali l’eliminazione o riduzione del
confinamento delle scrofe al parto e in gestazione e delle mutilazioni (taglio
della coda e castrazione).
Inoltre, è stata condotta un’indagine sulla percezione dei consumatori
e della GDO nei confronti di prodotti provenienti da allevamenti con elevati
standard di benessere animale.
Le verifiche delle innovazioni tecniche
previste dal progetto sono state effettuate presso sei allevamenti suinicoli in
quattro diverse province lombarde (Brescia, Mantova, Milano e Lodi).
I principali requisiti studiati sono stati la stabulazione nel reparto
maternità con scrofa libera, la creazione di una zona a pavimento continuo,
l’uso di materiale di arricchimento e le alternative alla castrazione
chirurgica senza anestesia e analgesia.
Dall’analisi dei risultati produttivi, per la soluzione con scrofe libere in box parto senza
lettiera è emersa una maggiore mortalità nella nidiata (quasi un suinetto in
media per parto). Le scrofe in box libero su paglia hanno riportato invece una
percentuale di schiacciamenti paragonabile al gruppo in gabbia tradizionale, ma
con scrofe più sporche e una conseguente maggiore richiesta di manodopera.
In ognuno dei casi considerati si è calcolato un aumento dei costi di
produzione, dovuto sia alla sostituzione delle gabbie, che alla maggiore
mortalità nella situazione senza lettiera. I costi potrebbero ulteriormente
aumentare nel caso l’allevamento dovesse ridurre il numero di scrofe per
mancanza di spazio nel settore maternità.
Il trasferimento delle scrofe in box di gruppo il giorno successivo
alla fecondazione non ha invece influenzato i parametri produttivi, mentre
l’aggressività è stata maggiore quando si è verificato un minore utilizzo
dell’arricchimento ambientale, rappresentato da paglia in rastrelliera.
L’uso di tappeti non ha dato risultati positivi per la creazione di
una zona a pavimento continuo. Pur
risultando una valida alternativa in strutture di nuova progettazione, i
tappeti in gomma testati non si sono dimostrati idonei all’introduzione nelle
strutture preesistenti oggetto di studio, in quanto lo stato di pulizia degli
animali e del box sono risultati inaccettabili, sia per le scrofe sia per gli
animali da ingrasso. Negli animali in post-svezzamento non si sono invece evidenziati
effetti positivi del maggior comfort sulla riduzione dei comportamenti anomali
(morsicature a coda e orecchie, aggressività).
Da questo studio è emerso come la paglia
in rastrelliera sia risultata efficace nel ridurre l’aggressività
eccessiva, soprattutto nelle scrofe gestanti. Relativamente agli animali in post-svezzamento
e ingrasso, invece, l’unica tipologia di arricchimento che ha mostrato un effetto
positivo sulla riduzione dei comportamenti anomali (es. morsicatura della coda)
è la lettiera in paglia. Il costo
dell’arricchimento con paglia in box di gestazione è stato quantificato tra
0,11 euro per suino svezzato fino a un massimo di 0,13 euro nel caso in cui la
produttività sia inferiore a 23 suini svezzati/anno per scrofa.
Riguardo alle alternative alla castrazione chirurgica senza anestesia e
analgesia, il progetto ha studiato gli effetti della castrazione immunologica, evidenziando differenze tra il comportamento
dei suini castrati chirurgicamente e quelli sottoposti al protocollo di
immunocastrazione. Al contrario, gli indicatori sanitari e la qualità dei prodotti
non sembrano esserne influenzati.
Per analizzare le potenzialità di successo dei prodotti a base di
carne suina ottenuti con elevati standard di benessere animale, è stata
effettuata una indagine di mercato
che ha coinvolto 203 consumatori lombardi presso i punti vendita di negozi
tradizionali e della grande distribuzione. Un’indagine specifica è stata svolta
anche presso buyer della GDO mediante colloqui personali riservati.
Per i consumatori il benessere animale si colloca in quinta posizione
di importanza, prima di aspetti come la marca, le caratteristiche nutrizionali
o il basso contenuto di grasso. Per i trentenni e i quarantenni il benessere
animale viene al quarto posto e rappresenta un aspetto molto importante per
quasi l’80% degli indagati in queste fasce d’età. I meno sensibili al benessere
animale sono risultati gli under 30.
Nelle fasce centrali di età si è registrata una maggiore disponibilità
di acquisto di prodotti ottenuti con standard elevati di benessere, sicuramente
per la maggiore disponibilità di spesa complessiva dei consumatori in piena età
lavorativa. Sono invece i trentenni e quarantenni quelli più attenti a cercare
prodotti ad alto contenuto di benessere leggendo l’etichetta.
L’Indagine presso la GDO, condotta presso 7 importanti catene di
distribuzione, ha evidenziato un crescente
interesse per le filiere controllate e di qualità che aumentano gli standard di
benessere. Non tutte però riconoscono un prezzo più elevato ai fornitori e, quando
ciò avviene, il premio consiste in un prezzo più alto del 5-10%, fino al +15%
rispetto al prezzo della carne suina “convenzionale”.
Secondo
la GDO il maggior benessere animale viene richiesto dai consumatori più per la
produzione di carne suina fresca che non per quella trasformata. I fattori che impattano sulla disponibilità del consumatore
a pagare di più per prodotti con maggiori standard di benessere animale sono:
l’inadeguata comunicazione; investimenti mediamente insufficienti da parte
dell’industria, in particolare per la carne suina fresca, nell’innovazione dei
processi produttivi e nel marketing/comunicazione nell’ambito del benessere
animale; la riduzione del potere d’acquisto per la decennale crisi economica
del Paese.
L’opinione pressoché unanime della GDO è che in futuro si consumerà sempre meno carne ma di qualità
superiore. Infine, secondo la maggior parte degli intervistati, le aspettative dei consumatori dovrebbero spingere
la GDO a considerare sempre più il benessere degli animali come parte
integrante delle loro politiche di sostenibilità.
Il progetto The Ethical Pig Farm, finanziato dal Psr
2014-2020 della Regione Lombardia, è stato coordinato da Allevamenti di
Nerviano ed è stato realizzato da SV società agricola, azienda agricola Pagati,
azienda agricola Guido Del Re, azienda agricola Forafò Alessandro, società
agricola Bellini, coadiuvati dal Dipartimento di Medicina Veterinaria
dell’Università degli Studi di Milano e dalla Fondazione CRPA Studi Ricerche di
Reggio Emilia.
Per informazioni:
Magda C. Schiff – m.c.schiff@crpa.it